Giacinto Facchetti, il rumore non fa gol
A 10 anni dalla morte di Giacinto Facchetti, Paolo Maggioni, Davide Barzi e Davide Castelluccio raccontano il campione, ma anche l’uomo Facchetti.
Milano, 1965. Mario è un giornalista sportivo. Del calcio ama il gioco, ma soprattutto le storie degli atleti. Una passione contagiosa: suo figlio Pietro, che frequenta le elementari, lo segue in ogni stadio. Disegna le azioni, scrive resoconti per gli amici. Ci sono anche loro, padre e figlio, tra gli ottantamila di San Siro, la sera di Inter – Liverpool. Giacinto Facchetti sigilla con un bellissimo gol la rimonta che apre le porte alla seconda Coppa dei Campioni nerazzurra. Il talento di questo ragazzo dal fisico perfetto sta stupendo il mondo: è il primo terzino d’attacco della storia del calcio, certo, ma colpiscono soprattutto le sue doti di correttezza ed umiltà, figlie di una educazione semplice e solidissima, ricevuta nelle campagne della bergamasca. “Sarà presto il Capitano della nazionale”, la facile profezia di Helenio Herrera, per una storia che coinciderà con molte fasi di quella italiana.
Una nazione diventata grande in fretta, di cui Milano è il simbolo. E anche una capitale dello sport che offre a molti giovani calciatori una rapida ascesa sociale e la possibilità di diventare veri e propri eroi popolari. La Grande Inter, dunque, ma anche la Nazionale.
Nel fumetto scorrono le immagini della Coppa Europa sollevata da Facchetti nel ’68, nel bel mezzo di una rivoluzione sociale che sembra avere il tempo per fermarsi sotto il cielo di una notte romana, in una festa che unisce davvero tutto il paese. Come nella notte di Italia – Germania 4-3: Facchetti è il Capitano azzurro della partita del secolo. Il tempo trascorre, partita dopo partita, e Pietro diventa giornalista come il padre. Raccoglie il testimone di una narrazione calcistica ricercata e mai sopra le righe: poco televisiva, a differenza della Milano che gli scorre davanti. Anche Giacinto, appese le scarpe al chiodo, aspetta che torni il suo momento, come ogni buon capitano. Non si sente fuori tempo, anche se nel suo ambiente, il rumore di fondo di urla e sopraffazioni si fa sempre più assordante. L’occasione buona è il ritorno della famiglia Moratti alla guida dell’Inter.
Anni complessi in cui Giacinto si troverà a gestire sconfitte clamorose e altre piuttosto misteriose. E’ spesso sconfitto, Facchetti, ma senza mai perdere davvero. Quando esplode la bolla di Calciopoli, il vecchio Capitano –nel frattempo diventato presidente- può concludere che davvero “il rumore non fa gol”: sopraffazione e scorciatoie non hanno avuto la meglio sulla sua idea romantica e purissima del pallone. La morte, il 4 Settembre del 2006, commuove tutto il mondo del calcio. Migliaia di persone lo ricordano con affetto e tenerezza. Pietro scrive un editoriale di commiato per Giacinto. In quelle righe c’è in fondo tutta la sua storia, quella di Facchetti, quella dell’Inter, quella di Milano.
Nel fumetto sono presenti alcuni stralci dei diari originali di Facchetti, messi a disposizione della famiglia. Nella parte testuale interviste e ricordi dedicati a Giacinto, con particolare attenzione al futuro della memoria.